Un'europea errante. A 30 anni dalla scomparsa di Ursula Hirschmann

12 gennaio 2021

A trent’anni dalla scomparsa, il 9 gennaio alle ore 18,00, una diretta Facebook organizzata dall’Istituto di Studi Federalisti Altiero Spinelli – Ventotene (sulla pagina dell’Istituto di Studi Federalisti Altiero Spinelli@IstitutoSpinelli) in collaborazione con il Movimento Europeo Italia, ha ricordato Ursula Hirschmann. Un’europea errante.

In Noi senzapatria, la Hirschmann scrive: «Non sono italiana benché abbia figli italiani, non sono tedesca benché la Germania fosse una volta la mia Patria. E non sono nemmeno ebrea, benché sia un puro caso se non sono stata arrestata e poi bruciata in uno dei forni di qualche campo di sterminio…”

Una donna di fine pensiero e di decisa azione, intellettuale, politica, innovatrice da conoscere e far conoscere per quanto ha dato all’antifascismo, al federalismo europeo e alla storia dell’Unione, ma anche madre e moglie.

Nata a Berlino il 2 settembre 1913 da famiglia agiata di estrazione borghese, si impegna giovanissima in politica, nel partito socialdemocratico che si opponeva all’avvento del nazismo, con il fratello Otto Albert, convinta che la politica possa cambiare il mondo in meglio. Sposa il giovane filosofo e socialista Eugenio Colorni mentre si trovava in esilio a Parigi (siamo a metà degli anni ’30) e comincia a far parte attiva dell’opposizione antifascista clandestina in Italia. Segue con le tre figlie Colorni confinato sull’isola di Ventotene dove incontrano Ernesto Rossi ed Altiero Spinelli che nel 1941 collaborarono alla stesura del “Manifesto di Ventotene. Per un’Europa libera ed unita”, il documento considerato il punto di partenza del federalismo europeo. Il Manifesto era infatti un modello per un’Unione europea democratica, che si sarebbe potuta realizzare alla fine della guerra. Le riflessioni di questo cenacolo di pensatori ed intellettuali (uomini e donne, non solo Ursula ma ricordiamo anche Ada Rossi e le sorelle di Spinelli, Gigliola e Fiorella) vengono trascritte da Ursula e tradotte poi in tedesco per la loro diffusione in Europa. La donna diventa infatti messaggera antifascista, creando una vera e propria rete di connessioni fra l’Isola e la terra ferma. Nel ’43 a Milano è presente e partecipa all’organizzazione della riunione fondativa del Movimento federalista europeo. Si trasferisce successivamente in Svizzera unendosi ad Altiero Spinelli, dal quale avrà altre tre figlie. Le riunioni svizzere del Movimento assumono un respiro sempre più internazionale, aprendosi agli altri movimenti federalisti europei. Dopo la fine del conflitto anche Altiero e Ursula si trasferiscono a Roma e la donna continuerà a seguire e sostenere il marito nel suo impegno politico in Commissione europea prima e poi nel Parlamento europeo. Nel 1975 Ursula fonda a Bruxelles l’associazione Femmes pour l’Europe, con l’obiettivo di unire le donne in battaglie comuni in nome della giustizia e del riconoscimento dei diritti.

E’ intervenuta in apertura Silvia Costa, nella sua veste di Commissario straordinario di Governo per il recupero del carcere di S. Stefano e ha ripercorso alcuni passaggi fondamentali della vita di questa donna speciale, sottolineandone le peculiarità politiche e di pensiero oltre alle sue doti di intuizione e di organizzazione.

Il progetto “Ventotene per il recupero dell’ex carcere di Santo Stefano” è una “grande sfida, intellettuale e realizzativa, un piccolo luogo esemplare anche di un nuovo modo di interpretare il new deal europeo” – ha  aggiunto l’ex presidente della commissione Cultura del Parlamento

europeo sottolineando come l’ambizione del progetto sia proprio quella di fare di Ventotene e Santo Stefano “un campus d’Europa, un luogo ‘di alti pensieri’ per il futuro dell’Europa e dei giovani europei”. Il carcere di S. Stefano oltre a detenuti comuni, per 200 anni ha ospitato anche detenuti politici, un tema questo che richiama tristemente all’attualità e a tematiche che sono poi i valori fondamentali su cui ci si batte oggi, come la libertà di pensiero, il ruolo della pena o la storia della carcerazione in Italia”.

Citando l’ex direttore Eugenio Perucatti, la cui storia è ancora poco conosciuta  “che ha rivoluzionato il carcere anticipando la riforma carceraria e ha pagato per questo”- la Commissaria ha aggiunto -  in quest’ottica stiamo collaborando sulla parte della ricerca storica con diversi archivi e università per coinvolgere anche giovani ricercatori. Un tema di memoria quindi ma che aiuti a far ragionare le giovani generazioni su quello che c’è ancora da fare”.

A dicembre è stata sottoscritta una Convenzione con la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma per sostenere e promuovere la storia dei diritti umani, della libertà politica, della sua repressione in particolare nel carcere di S. Stefano e nel confino di Ventotene e la storia della nascita del pensiero europeo. L’obiettivo è la realizzazione di un portale unico di accesso ai contenuti digitalizzati attraverso la teca digitale della Biblioteca.

Le conversazioni tra Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento Europeo Italia, Francesco Gui, presidente MFE Lazio e Gabriele Panizzi, vice presidente dell’Istituto Spinelli sono state moderate  da Mario Leone, direttore dell’Istituto.

Ha partecipato alle conversazioni Renata Colorni, una delle sei figlie di Ursula che ha amorevolmente assistito la mamma debilitata da un’emorragia cerebrale, fino alla fine dei sui giorni (8 gennaio 1991).

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