La storia del Carcere di S. Stefano in Rete

31 dicembre 2020

Un portale di accesso ai contenuti informatizzati attraverso la teca digitale della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma che ricostruisce la storia dell’ex carcere borbonico di S. Stefano in Ventotene: questa la convenzione siglata ieri dalla Commissaria straordinaria di Governo Silvia Costa ed il Direttore della Biblioteca Centrale Andrea De Pasquale.

L’obiettivo è ricostruire una raccolta completa della documentazione sul carcere, sui temi dei diritti umani e della libertà politica che sono i principi fondatori della Costituzione italiana e di quella europea.

In particolare, i temi della repressione nel carcere di S. Stefano, bagno penale per 200 anni, ben noto per la particolare durezza della detenzione a cui venivano sottoposti gli ergastolani e del confino nella vicina isola di Ventotene dove Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel 1941 scrissero il Manifesto di Ventotène, il cui titolo originale è Per un'Europa libera e unita. Progetto d'un manifesto: il documento per la promozione dell'unità europea.

Pubblicato poi da Eugenio Colorni, che ne scrisse personalmente la prefazione.

Il progetto prevede due fasi:

1) la ricerca bibliografica e l’individuazione dei documenti significativi;

2) la digitalizzazione, la metadazione e l’importazione dei documenti raccolti nella teca digitale.

L’enorme patrimonio di storia e di memoria catalogato sarà consultabile, in un secondo momento, anche da postazioni esterne alla Biblioteca, in particolare dal Centro di Documentazione di Ventotene e direttamente dall’ex carcere di S. Stefano.

Un portale unico, fruibile da ricercatori, studiosi e cittadini che permetterà di consultare documenti importanti di questo spaccato di storia non scritta e di tante vite di detenuti comuni e di uomini politici che si sono intrecciate alle esistenze della comunità di Ventotene.

“E’ un’importante alleanza - ha commentato Silvia Costa - quella stretta con la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma a cui mi auguro, si aggiungerà anche quella con l’Archivio di Latina, diretto da Marilena Giovannelli che ci ha proposto la realizzazione di un’idonea infrastruttura tecnologica per la pubblicazione online delle fonti storiche del carcere di S. Stefano.

Confermo infatti il mio impegno nel raggiungere un accordo e trovare le risorse necessarie – di cui ho già parlato con il ministro Franceschini – per la digitalizzazione della documentazione tra la Direzione Generale Archivi statali del Mibact e la Direzione Generale Archivi del DAP ed il Carcere di Cassino presso il quale si trovano 700 fascicoli relativi ai detenuti ed al personale del Carcere di S. Stefano.

Naturalmente con l’Associazione S. Stefano in Ventotene approfondiremo anche altre fonti documentali conservate presso l’Archivio di Stato di Napoli relative al periodo borbonico e presso lo stesso Comune di Ventotene.

Subito dopo le festività ci incontreremo anche con la Direttrice della Digital Library del Mibact, Laura Moro, per coordinare una vera regia di tutta la “narrazione digitale” del progetto.

Naturalmente esprimo soddisfazione per l’inclusione da parte del Governo anche di Santo Stefano oltre che dell’isola di Ventotene nel Recovery Plan per le risorse e l’azione dedicata alle piccole isole relativamente alla connettività tecnologica su proposta della Ministra Pisano, con la quale ho parlato ieri.

Dal primo momento della mia nomina - prosegue la Commissaria - insieme ai miei collaboratori abbiamo voluto lavorare non solo al recupero fisico del Bene monumentale - un edificio circolare con 99 celle, somigliante più a un anfiteatro che a una prigione, fatto costruire nel periodo borbonico (1794-‘95) da Ferdinando IV e realizzato dall’ingegnere napoletano Francesco Carpi, il Panottico, un unicum nella storia architettonica dell’edilizia carceraria - ma abbiamo previsto nel Piano di Promozione e Comunicazione anche collaborazioni con associazioni e mondo universitario per la ricerca, la catalogazione e quindi la digitalizzazione di un patrimonio di storia e di memoria da rendere pubblicamente fruibile.

Per fare di un luogo abbandonato ormai da 55 anni un luogo finalmente vivo e laboratorio di formazione e specializzazione dei giovani europei di domani.”

Per questo obiettivo la Commissaria sta avviando partenariati, accordi quadro e protocolli con Associazioni culturali, europee, Enti di formazione, Università ed Istituzioni.

Per citarne alcuni: l’accordo quadro con la Direzione Generale Formazione, Ricerca e Istituzioni culturali del Mibact; questa convezione con la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma che prevede anche l’istituzione di un Fondo di ricerca e documentazione sulla Storia del carcere, piuttosto che il protocollo di intesa con l’Università degli Studi Roma Tre per una Borsa di Studio di 5000 euro per un giovane partecipante al Master del prof. Marco Ruotolo, vice Rettore di Roma Tre  su Costituzione e carcerazione, intitolata alla figura dell’illuminato Direttore Eugenio Perucatti che diresse l’ergastolo dal 1952 al 1960, rivoluzionandone le modalità di detenzione e riconoscendo la dignità umana dei condannati, ben interpretando così l’articolo 27 della Costituzione italiana ed introducendo il metodo della rieducazione del detenuto a fini redentivi.

Una volta terminati i lavori di restauro del carcere con tutte le attività a regime previste per il 2024/’25, come annunciato il 18 dicembre scorso, in occasione della Presentazione alla stampa del Documento strategico del Progetto Ventotene per il recupero del carcere di S. Stefano, il complesso museale sarà infatti un centro polivalente, con un Museo, sedi espositive e di alta formazione delle giovani generazioni di europei soprattutto rivolta ai temi dei diritti umani come pietra d’angolo della UE, delle politiche UE a sostegno della democrazia e della libertà di espressione per l’elaborazione di un moderno pensiero europeo.

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