Il Progetto per S. Stefano: una sfida culturale, etica e simbolica
Il progetto di recupero e rifunzionalizzazione dell’ex carcere borbonico sull’isola di Santo Stefano-Ventotene, chiuso e abbandonato da cinquant’anni, è una sfida culturale, etica e simbolica lanciata in Italia e in Europa dal Governo Renzi già nel 2016 e che il nuovo Governo Conte, su impulso del Ministro Franceschini in cooperazione con il Ministro Provenzano, ha voluto rilanciare con forza e sostenere concretamente.
A tal fine il Governo ha ritenuto di affidarmi a fine gennaio, con il DPR47/2020, il ruolo di Commissario straordinario per assicurare il “necessario coordinamento” tra le Amministrazioni statali e per dare un “significativo impulso anche operativo“ al progetto.
In questo compito sono affiancata dal Tavolo Istituzionale Permanente istituito nel 2017 con le Amministrazioni firmatarie del Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS), in primis il Comune di Ventotene, a cui partecipa il Responsabile Unico del Contratto e Invitalia, come Soggetto Attuatore.
Un compito affascinante e complesso di cui sento tutta la responsabilità per il grande valore di patrimonio culturale che questo luogo di “dolore, di espiazione e di redenzione” (per usare le parole dell’illuminato direttore Eugenio Perucatti) rappresenta nella storia e nella evoluzione in Italia e in Europa della cultura carceraria e penalistica e della tutela dei diritti umani e della dignità della persona.
Un fascino che proviene anche dall’impatto emotivo e dall’interesse che suscita nei visitatori il “Panoptikon”, un unicum nella edilizia carceraria in Europa, ispirato ad una concezione architettonica “illuministica” che conferisce a questo grande complesso monumentale un grande valore intrinseco, visitato ogni anno da quasi 4000 persone, nonostante la limitata accessibilità e visibilità.
Questa importante opera di recupero e valorizzazione non può prescindere da alcune fondamentali e realistiche considerazioni: l’isola di Santo Stefano è attualmente accessibile solo da due approdi di difficile accessibilità, è priva di impianti idrici, elettrici e fognari e, in quanto Riserva naturale e Area marina protetta dalla fine degli anni ‘90, nonché sede di significativi siti archeologici, ha numerosi vincoli e tutele, oltre ad essere per la maggior parte di proprietà privata. Nodi che vanno affrontati con determinazione ed equilibrio, anche se va riconosciuto che in tal modo è stata preservata da operazioni speculative e che, pur nel pericoloso degrado attuale, hanno preservato una forte identità del luogo.
La seconda considerazione è che deve essere un progetto integrato con la vicina isola di Ventotene, non solo come parte di uno stesso Comune ma per una storia che è sempre stata intrecciata tra la comunità residente e il carcere . Ed anche nel senso di avviare da subito la rete di partenariati che stiamo costruendo per realizzare nell’isola di Ventotene iniziative e attività che con lo sviluppo del Progetto saranno diversificate ed integrate con S. Stefano.
Se nella cittadella del confino di Ventotene, durante il fascismo, infatti, Altiero Spinelli, Eugenio Colorni e Ernesto Rossi hanno concepito e lanciato con il “Manifesto per una Europa Libera e Unita” , la prospettiva di una Europa federalista per la pace e la democrazia, nell’ergastolo di Santo Stefano lungo i duecento anni della sua storia sono sempre stati affiancati ai detenuti comuni numerosi oppositori politici fino ai costituenti Pertini e Terracini, poi trasferiti a Ventotene, che da lì trassero ispirazione e determinazione per scrivere i valori fondamentali della nostra Costituzione. Così come negli ultimi anni di funzionamento del carcere, tra il 1952 e il 1960, il rivoluzionario direttore Eugenio Perucatti, un giurista e dirigente penitenziario cattolico coraggioso e coerente, in nome dell’art.27 della Costituzione, ha rivoluzionato il carcere anticipando di 25 anni la Riforma carceraria del 1975 e opponendosi allo stesso istituto dell’ergastolo, in sintonia con un altro giovane costituente, Aldo Moro. E ha pagato con un trasferimento punitivo questo suo impegno.
Il progetto dovrà dunque raccogliere e riunificare la documentazione e realizzare un l’archivio unitario del carcere raccontando alle nuove generazioni le sofferte esperienze di confino e detenzione, di dolore e riscatto, di privazione della libertà e visione del futuro da cui sono nate la democrazia, lo sviluppo e la pace in Italia e in Europa e che hanno ispirato i Padri fondatori.
Infine, una terza considerazione. Non ci sarà la possibilità di giungere alla fine di questo percorso così complesso anche tecnicamente se non sarà coinvolta e partecipe innanzitutto la comunità di Ventotene, la Regione Lazio e tutti gli attori istituzionali e non che sono più prossimi geograficamente o idealmente.
Per questo, fin dall’inizio del mio mandato, accanto alle attività di sopralluogo e di impulso e monitoraggio dell’attuazione degli impegni approvati nella riunione del Tavolo Istituzionale Permanente del 4 giugno scorso, ho voluto lavorare in due direzioni: il forte coinvolgimento del Comune di Ventotene e di Istituzioni, organismi, Enti di ricerca e di alta formazione ed Associazioni locali, nazionali ed europee anche in un più ampio orizzonte euromediterraneo per elaborare e definire le linee guida dello Studio di Fattibilità del Progetto complessivo In grande collaborazione tra tutte le Amministrazioni coinvolte favorendo la condivisione delle soluzioni che via via saranno adottate nel rispetto dei vincoli esistenti ma anche alla luce del comune impegno, solennemente assunto nel Contratto Istituzionale di Sviluppo, di concorrere alla tutela del bene e della sua fruizione.
Non mi sfugge infine l’importanza di definire un quadro di governance e di modelli di gestione con partenariati pubblico/ privati, anche alla luce delle recenti innovazioni legislative, che possano ingenerare sviluppo sostenibile e nuove opportunità economiche e occupazionali.
Abbiamo condiviso con il Governo e le Amministrazioni del Tavolo un percorso e un cronoprogramma impegnativi: entro gennaio 2020 il bando per i lavori di “messa in sicurezza” e per gli approdi. Entro gennaio 2021 lo Studio di Fattibilità cui farà seguito il Concorso di progettazione dei lavori che saranno oggetto di una Gara pubblica .
Ma abbiamo anche attivato, come dimostra l’iniziativa corale del 17 settembre, un metodo di coinvolgimento e partecipazione attiva della comunità locale, di partners pubblici e privati che intendono affiancarci nel nostro impegno, nonché di partners tecnologici che ci aiutino a sviluppare un progetto all’insegna della qualità, sostenibilità ed economia circolare.
Questo sito intende essere uno strumento di informazione e comunicazione per dare conto del le attività in corso e delle prospettive del progetto.