Silvia Costa a Cantagallo: “E’ tempo di ritrovare il senso di comunità e favorire il cambiamento sociale con politiche di sostenibilità”

4 ottobre 2020

Domenica 4 ottobre, a Villa Guicciardini di Usella nel Comune di Cantagallo in provincia di Prato, il Giorno del Dono viene celebrato con la presentazione del Borgo TuttoèVita, la storia di un recupero impossibile.

L’iniziativa vuole presentare l’impegnativa risistemazione nel borgo di Mezzana, che era stato completamente abbandonato negli anni ‘70, delle prime abitazioni che ospiteranno famiglie e malati, accolti in un hospice speciale ed accompagnati nel decorso della loro malattia sia a livello sanitario con cure d’eccellenza, che a livello spirituale secondo il loro credo.

Il borgo verrà interamente recuperato, in virtù dell’accordo tra il Comune di Cantagallo che ne era proprietario e la onlus TuttoèVita e grazie alla Comunità dei Ricostruttori che lo sta trasformando in un villaggio sostenibile, dove vivranno famiglie con bambini ed una piccola comunità di monaci, in condivisione.

Questa Iniziativa si colloca tra in una giornata densa di significato per redenti e non, San Francesco, il ‘Cantico delle creature’, e ora la terza enciclica di Papa Francesco ‘Fratelli tutti’, l’amicizia sociale. A fondamento della libertà che non diventi individualismo, di uguaglianza che non sia sinonimo di collettivismo e omologazione, c’è la fraternità come figli di Dio e come comune umanità e dignità. In Europa questa dimensione si è andata riducendo e messa in ombra dalla ipertrofia dell’io, dagli egoismi nazionali, dalla perdita dell’empatia e del senso della responsabilità e della comunità.

La cura della persona, il dialogo tra culture e religioni, la valorizzazione dell’ambiente sono temi a me molto cari nella prospettiva della generativita’ e del sostegno alle relazioni sociali.

In questo difficile momento per l’Italia, l’Europa ed il mondo ancora sotto assedio dal Covid 19, ci siamo tutti resi conto quanto l’unione, la condivisione ed il perseguire obiettivi comuni rappresentino la strada maestra e come la interdipendenza e il senso di responsabilità individuale concorrano al prendersi cura del bene comune rappresentato della salute personale e collettiva.

Abbiamo bisogno di ritrovare il senso di comunità e favorire il cambiamento sociale per il benessere dei popoli, per assicurare futuro ai giovani e proteggere l’ambiente anche attraverso politiche orientate alla sostenibilità.

Che l’ecologia integrale - come scrive papa Francesco nell’Enciclica ‘Laudato sì’, diventi un nuovo paradigma di giustizia, perché la natura non è una “mera cornice” della vita umana.

Ecologia e spiritualità. In questo tempo si avverte forte il bisogno di ritrovare noi stessi in armonia con l’ambiente circostante, con il creato.

Affascinante è l’iniziativa del borgo TuttoéVita che coniuga spiritualità, vita quotidiana ed ambiente.

Non si può curare una persona escludendo la dimensione spirituale.

Il dolore e la morte sono esperienze umane che vanno accolte ed elaborate anche attraverso l’incontro con l’altro e la condivisione. La malattia vista non solo come un limite ma reinterpretata in una nuova possibilità di vita, la tanatologia, l’assistenza spirituale, il supporto attraverso equipe specializzate, le Cure palliative, l’hospice e l’assistenza domiciliare con minore costo e maggiore qualità di servizi secondo l’Oms e la Società italiana ed europea delle cure palliative, l’insegnamento a fare meditazione ed a pregare.

Nella mia veste di Commissario straordinario del governo per il recupero e la valorizzazione dell’ex Carcere di S. Stefano, sono stata chiamata ad un’impresa complessa, sfidante ma intrigante i cui obiettivi sono certamente preservare e manutere il Bene, l’ex Carcere con le sue pertinenze, ma valorizzandolo anche con progetti di riutilizzo innovativi, ecosostenibili ed esemplari. Immaginiamo anche Residenze artistiche e di ricerca per accogliere giovani, studiosi, ricercatori che in un ambiente dai paesaggi di indubbio fascino ed attrazione ed in una dimensione di quiete e qui, torna un tema comune: la dimensione spirituale, possano completare studi, lavori, opere. Senza tralasciare le possibili riqualificazioni dell’isola anche attraverso progetti di agricoltura biologica e di valorizzazione della biodiversità e fauna.

Mi sento a voi vicina nella vostra opera di recupero e sono certa che il Vostro progetto sarà un modello per altri simili iniziative da realizzare in Italia.”

Ma il senso della iniziativa è rafforzare il senso di una cittadinanza europea comune e dell’area euromediterranea, per sviluppo e pace.

Siamo all’indomani della presentazione da parte del papa della nuova Enciclica ‘Fratelli tutti’, firmata simbolicamente ieri ad Assisi sulla Tomba di San Francesco, nel giorno della sua morte e dedicata alla fraternità e all’amicizia sociale.

Una enciclica che ci ricorda che in Cristo noi siamo tutti figli di Dio e quindi fratelli. E penso che tra i valori della epoca moderna, dalla rivoluzione francese (libertà, uguaglianza, fraternità) fondativi delle democrazie  europee, quello che è forse stato più trascurato e offeso negli ultimi decenni è proprio quello della fraternità, mentre le lotte e le conquiste civili sono state più ispirate dall’anelito alla uguaglianza e alla libertà. Eppure la pari dignità della persona, il dovere della solidarietà sociale ed economica, la cooperazione internazionale, sono a fondamento della nostra costituzione e della UE.

Ma è la fraternità, il riconoscersi come fratelli, a umanizzare uguaglianza e libertà e a radicarle nel cuore dell’uomo e a metterle al riparo dal rischio che le tante diversità che attraversano la condizione umana diventino causa di discriminazioni, esclusione, oppressione.

Cosa sono il razzismo, il sessismo, la pedofilia, le discriminazioni, la violenza se non una negazione di questa fondamentale verità insita nella persona umana?

La fraternità non è solo una constatazione o un programma politico ma è la condizione per la nascita di un nuovo umanesimo e sono felice dell’annuncio che a Firenze ci sarà un grande summit su questo, penso anche ispirato a Dante di cui nel 2021 celebreremo i 700 anni dalla morte e ieri è stata inaugurata una grande mostra a Roma alle Scuderie del Quirinale.

La cultura della relazione, della cura e della generativita’ trovano nella fraternità la sorgente inesauribile.

Lo stesso sviluppo sostenibile, alla luce della fraternità, supera i rischi di un approccio tecnicistico o apocalittico, ritrovando la misura della libertà e della responsabilità verso l’altro, la dimensione comunitaria e la solidarietà tra le generazioni ma in una logica della condivisione e cooperazione sociale ed economica ed educativa e non del conflitto intergenerazionale.

L’ecologia integrale di Francesco nella ‘Laudato sì’ riunisce la questione sociale e la questione ambientale come due facce della stessa medaglia, non una ecologia misantropica ne’ una economia del consumismo che distrugge il creato.

E credo giusto quanto affermato al Festival francescano sulla “economia gentile”, che alla dimensione ambientale, economica e sociale dello sviluppo sostenibile unisce una dimensione antropologica e culturale che va salvaguardata e che deve guidare le nostre azioni per favorire davvero condizioni di libertà, solidarietà e di Pace. Quarto pilastro in Parlamento europeo.

La sostenibilità economica e ambientale da sola infatti non garantisce quella umana e sociale nè la democrazia e la libertà. Si pensi alla Cina.

E riprendendo i contenuti del Festival della Economia civile di Firenze condivido che oggi la via dello sviluppo economico giocato solo produttività e consumismo, senza capacità di creare  legami forti con il territorio e cura dell’ ambiente è una idea perdente.

Il modello di economia civile ci può salvare, non come modello capitalista ma onnicomprensivo delle diverse dimensioni e dell’approccio della generatività e del legame sociale. In questo sono fondamentali e piene di prospettive l’esperienza quotidiana e le nuove pratiche attivate da tanti cittadini, da Associazioni da Istituzioni locali registe di un nuovo modello di sviluppo che promuove insieme autonomia e relazioni sociali, formazione, sviluppo territoriale ed inclusione.

Come è la vostra esperienza.

La sostenibilità non potrà esserci senza relazioni umane tra soggetti liberi, la cura della comunità, il superamento del circuito produzione/consumo, una economia digitale che non asservi, ma liberi e responsabilizzi le persone, restituendo spessore alla libertà.

Superamento del riferimento solo all’io o solo alle paure in Europa, c’è perdita del senso del futuro se non si torna a qualche fondamento, non c’è aggiustamento politico che possa compensare.

Affascinante e sicuramente possibile modello per altri progetti simili, la vostra iniziativa di ricostruzione del Borgo abbandonato di Mezzana che rinascerà, è il caso di dirlo, a nuova vita come Borgo TuttoéVita.

Accoglienza, dialogo, accompagnamento, ecologia spirituale: i pilastri di questo vostro sogno che affondano le radici nel modello dei monasteri che hanno fatto rinascere l’Europa dopo il crollo dell’Impero Romano, creando l’ideale di una Rinascita culturale e spirituale.

Le stesse esigenze che oggi sente l’Europa, soprattutto a seguito della grande crisi economica e della pandemia da Covid 19 che l’ha investita e travolta e della quale è ancora drammaticamente vittima.

L’Europa come nelle prime testimonianze scritte del mito, raccontato da Omero ed Esiodo nell’VIII sec. A. C., è l’Oscura (la bellissima figlia del re Tiro di cui si invaghì Zeus che presentandosi nelle sembianze di un toro, la rapì), rapita e violata che si riscatta, tramonta e risorge, rinascendo dalle sue ceneri.

Mi piace ricordare come lo scrittore Paolo Rumiz ha tentato di rintracciarla proprio tra le sue ceneri, nel libro “Il filo infinito”, seguendo il dramma provocato dal terremoto del 2016 nel centro-Italia e ritrovandola a Norcia, tra quel che rimaneva degli edifici della piazza principale. Tutto distrutto, solo la statua di un vecchio con la barba che dominava illesa la piazza. La statua di S. Benedetto, recante la scritta San Benedetto, Patrono d’Europa, che con il suo braccio destro alzato sembrava indicare l’unione tra Cielo e Terra. Cosa diceva San Benedetto in mezzo a tutte quelle macerie? Che l’Europa era andata in rovina? No, ricordava a tutti noi che alla caduta dell’Impero Romano era stato proprio il monachesimo benedettino a salvare l’Europa. Infatti, su quelle rovine dell’Impero distrutto dai barbari, Benedetto crea comunità di donne e uomini che ritrovano la vita buona, fatta di lavoro, di educazione, di preghiera.

Per il santo di Norcia era importante rimanere fedeli alla cura dell’essenziale: nel Creatore e nelle sue creature l’origine, la ragione ed il compimento dell’amore.

Rumiz conclude che l’impresa iniziata da S. Benedetto di salvare l’Europa riuscì, non con le armi, ma con una pratica di vita nuova e con la forza della fede, “l’ora et labora”.

Noi oggi siamo chiamati a ricostruire l’Europa, esaltandone la sua anima perenne, tutti insieme, liberando le energie interiori in questo momento imprigionate dalla paura, dal nichilismo, dall’individualismo.

Come italiani e come europei siamo alla ricerca di un nuovo equilibrio ed abbiamo il dovere nei confronti dei giovani e delle future generazioni di ripensare ad un modello che abbia in sé una visione europea democratica, umanista e sostenibile, rEUnaissance.

La risposta è investire nello sviluppo umano per un “nuovo umanesimo”.

Sfide gigantesche ci attendono e solo il lavorare insieme ci potrà aiutare a superarle.

Don Luigi Ciotti ci indica la strada di questo nuovo umanesimo che deve essere povero, umile ed autentico.

Sono d’accordo con chi afferma che per rifondare la società europea, abbiamo bisogno di una concreta operazione culturale che si basi su tre azioni in contemporanea: ideare, organizzarsi e condividere.

Aristotele diceva che la politica è un bene comune e non potere del principe.

Quindi, ancora, condivisione e partecipazione.

La politica che nasce dall’etica. Ed oggi stiamo assistendo ad un divario tra le due arti/discipline, denunciato da Papa Francesco nell’enciclica “Laudato sì”.

Papa Bergoglio, recentemente ripreso anche dal Premier Conte, nel suo intervento via web al Festival nazionale dell’Economia civile, dove ha ricordato che con grande lucidità il papa ha tratteggiato i contorni di un nuovo umanesimo anche sul versante economico per contribuire ad affrancare e valorizzare le persone, liberandole da questa logica imperante dell’esclusione, dell’iniquità e dello scarto.

Dobbiamo ripensare dunque, anche i modelli economici e di mercato con una visione diversa della natura umana, partendo dalle classi più svantaggiate, dai più fragili, dalle periferie.

La responsabilità di ognuno è alla base di questo possibile rinnovamento per ritrovare il senso di comunità e favorire con politiche di sostenibilità, il cambiamento sociale.

Diventa centrale anche il tema della formazione della classe politica per un nuovo patto Stato-cittadini, come ben afferma Vittorio Alberti, per restituire all’Europa un’identità democratica ed un’idea di laicità, fondata su integrazione e rinnovamento.

In questo Vs/ progetto io ritrovo questi principi e Vi auguro di realizzare appieno questo sogno/programma di una vita di comunità, di integrazione, di condivisione, di spiritualità, fatta non solo di ideali ma di vita concreta, vissuta per famiglie e per monaci e per quanti, malati accompagnati dai loro familiari, qui potranno trovare le migliori cure sanitarie ed il giusto sostegno spirituale (non confessionale) che ogni essere umano merita e di cui ha diritto.

Io sono impegnata in un progetto molto diverso dal vostro ma con una ispirazione affine: raccontare la storia di un ergastolo lunga quasi duecento anni con detenuti e oppositori politici, luogo di dolore di morte e di espiazione, con una importante testimonianza di un direttore profondamente cattolico che negli anni ‘50 ha rivoluzionato il carcere ben interpretando l’art. 27 della Costituzione (pena non degradante e fine rieducativo, contro il fine pena mai) anticipando di 25 anni la riforma carceraria.

Bene, per questo luogo, monumento di storia, di cultura italiana ed europea immaginiamo non solo un recupero doveroso della struttura, ma anche una nuova vocazione: un’offerta di spazi e residenze d’artista, per ricercatori e studiosi con la proposta di brevi periodi di spiritualità. Così come pensiamo ad attività per giovani agricoltori innovativi. Senza tralasciare l’alta formazione europea ed euromediterranea. Si inizierà in primavera a Ventotene con allievi della sponda nord e sud perché senza competenze e formazione interdisciplinare non ci sarà sviluppo sostenibile. Fin d’ora stringiamo un’alleanza ed uniamo le forze!

Non amo l’approccio apocalittico alla questione del clima che rischia di indurre insieme un senso di impotenza personale e di onnipotenza umana dall’altro (due facce della stessa medaglia). Preferisco il messaggio che, dimostrando i limiti e i rischi, certo, di questo modello di sviluppo, mette in evidenza il ruolo della responsabilità personale e sociale e l’esigenza di conversione culturale, produttiva e di consumo ma anche di stili di vita aperti alla condivisione dei beni comuni, alla spiritualità, alla solidarietà, alla speranza.

Si può e si deve (come stanno facendo molti movimenti e associazioni) indicare i rischi e le sue basi scientifiche sull’accelerazione del riscaldamento globale, ma non prospettando ossessivamente un futuro angosciante alle nuove generazioni (salvo non farle contare e avere un ruolo attivo) ma trasmettere loro fiducia in un futuro cui loro possono e devono concorrere.

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